ColleMar-athon – Guido

5 Maggio 2013 at 21:43
05.05.2013
ColleMar-athon – Barchi (PU)
Mi sono avvicinato alle tartarughe della kirghisia per un’amicizia comune per poter partecipare ad una gara che si tiene sull’Isola d’Elba chiamata Elba Trail.
Non conoscevo questa società  se non perché  qualche volta avevo visto la loro maglia ufficiale che colpisce per colori e perché rappresenta una tartaruga .
In quei 3 giorni passati  sull’Isola d’Elba  ho avuto modo di conoscere lo spirito delle tartarughe nell’interpretare il running   sia per le tapasciate sia che arrivi a livelli del utmb (ultra trail mont blanc).
Ho scoperto delle persone che hanno una filosofia diversa dal solito.
Esiste la competizione, ma viene data molta importanza allo spirito in cui interpretano le corse. Una specie di slow food del running.
In quel frangente vengo a sapere che intendono correre la ColleMar-athon 2013 e avendo sentito parlare molto bene di questa gara  chiedo di poter partecipare cosi’ da poter ammortizzare le spese di viaggio.
La settimana prima della partenza mi ritrovo con le tartarughe e scopro che hanno deciso di fare una squadra per accompagnare una ragazza di nome alessia guidali disabile in carrozzina fino al traguardo.
Mi viene chiesto se anche io voglio far parte delle squadre che saranno incaricate alla spinta della carrozzina.
Vedete io non sono abituato a questo tipo di cose, ogni gara per me è sempre stata interpretata come occasione per fare un buon tempo e perciò  cercare di tirarla per aumentare il mio curriculum sportivo.
Non mi sono mai sognato di sacrificarmi per qualcun altro.ma invece trascinato dall’entusiasmo degli altri accetto di tirare anche io la carrozzina.
Sabato a mezzogiorno partiamo alla volta di Fano con 2 pulmini da 9 posti.
Il viaggio e’ un po’ lungo ma divertente per la solita presenza catalizzatrice di Diego che e’ l’ideatore di questo progetto.
Il viaggio viene interrotto per un pasta parti stile tartarughe ( pasta fredda, torte fatte in casa, birra e vino) in un parcheggio autostradale. E già  lì, si comincia a capire che sara’ un lungo week end di follia.
Arriviamo a Fano nel tardo pomeriggio, e d’accordo con gli organizzatori alcuni incaricati  tecnici del gruppo montano quello che sara’ il nostro albergo della notte. 5 tende da campeggio sulla spiaggia deserta di Fano.
Già da li si capisce che l’atmosfera sarà molto particolare. Abbiamo portato 2 chitarre , casse di birre e vin brulee.
Finalmente andiamo a ritirare i pettorali e ho modo di conoscere alessia che sara’ il nostro riferimento per la gara.
Normalmente sono un po’ intimorito dalle persone disabili perché  non so mai come comportarmi.invece e’ lei che si mette vicino a me e visto il mio imbarazzo comincia a parlarmi per mettermi a mio agio.facciamo un aperitivo insieme e poi pasta party ed andiamo in spiaggia nel dopo cena.
Mi viene chiesto di suonare la chitarra( dopo molti anni) insieme a Maurizio perché’ ad Alessia piace cantare.
Dopo esserci messi d’accordo su qualche brano iniziamo a suonare e scopro che alessia canta benissimo ed anche molto intonata cosa che la maggior parte dei presenti non lo era. E cosi’ tra  un autore e l’altro riusciamo a suonare e cantare fino a mezzanotte.
E’ ora di andare a nanna e perciò  io ed altri decidiamo di andare a dormire perché  il mattino dopo ci saremmo alzati molto presto.
Il mattino alle 4.00 già  svegli cominciamo i preparativi per smontare le tende dopo colazione. Il ritrovo sara’ per tutti   alla partenza della gara.
Perciò ci ritroviamo a barchi per i preparativi.
Diego da le ultime indicazioni su come affrontare alcuni tratti e pronti via partiamo. I primi km spinti dalla discesa e dall’entusiasmo partiamo a tutta.
Al nostro passare veniamo applauditi dagli spettatori. Siamo tutti euforici. Io mi ritrovo in una situazione che non avevo mai vissuto. 
 
Praticamente stavo correndo con la coda della gara. E cioè  con una realtà  che non avevo mai considerato.normalmente la mia zona sportiva e’ fatta di corridori che a testa bassa controllano continuamente l’orologio per cercare di stare al ritmo prestabilito. 
 
Mentre ora mi ritrovo con personaggi che  interpretano la gara in modo più  umano. 
 
Corridori che ai ristori si fermano a parlare e a consumare  i prodotti offerti. Praticamente corro in un’altra dimensione. E’ come se di colpo vedessi la realtà  dall’esterno .
 
Mi trovo catapultato in una gara che viene interpretata quasi da trailer e non da stradisti. Perciò incontro  personaggi di tutti i tipi. 
 
Da quelli che interpretano la gara come camminatori, nonni che probabilmente erano ex atleti, ragazze che forse era la prima volta che facevano 42 km, signore che si isolano e corrono da sole, alcuni che hanno la faccia molto sofferente fin dal 1° chilometro  ed anche alcuni di noi che affrontano la  maratona per la prima volta. Ed allora mi adatto anche io a questo tipo di approccio.
 
Perciò mi fermo ai ristori   bevo e mangio con calma, mi fermo anche ai ristori improvvisati dalla gente del posto, ci vengono offerti panini con porchetta, focaccia con cipolle,salame e vino locale , etc.etc.
Mi sto godendo la gara come forse non ho mai fatto! Questa e’ una dimensione a misura d’uomo. E’ vero che magari non da soddisfazioni in termini cronometrici ma chi se ne frega.
Ad ogni paese che attraversiamo veniamo applauditi come se stessimo facendo un grosso sacrificio.
Ma e’ un’errore! Il vero sacrificio lo sta facendo alessia che  ci sta dando questa possibilità . La realtà è che siamo noi tutti a essere più  ricchi da questa esperienza. Siamo noi che una volta che torniamo a casa avremo un bagaglio migliore.
Purtroppo Alessia quando tornerà  a casa sara’ contenta per aver conosciuto nuovi amici e aver fatto una bella esperienza, ma dovrà  scontrarsi con a dura realtà  del mondo disabile.
Dove devono lottare con tutte le loro forze, contro barriere architettoniche,contro indifferenza politica, etc.
Detto questo, grazie Alessia per avermi  dato questa possibilità , per aver cercato di sbloccarmi quando mi sentivo impacciato nel mio approccio  per avermi fatto conoscere un’aspetto  atletico che ignoravo.
Dopo questa esperienza sono sicuro che vedrò  le cose in modo diverso.
Forse sono tartaruga dentro e non ho mai saputo di esserlo.
Guido Mancusi
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