Con la leggerezza di un Socio

12 Dicembre 2013 at 14:55
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12.12.13
Questa sera ho rinnovato la mia iscrizione
Care Tartarughe,
Questa sera ho rinnovato la mia iscrizione alla A.S.D. Tartarughe della Kirghisia. Sono passati due anni dalla costituzione della squadra e siamo ormai proiettati verso le attività del terzo anno. Non sono stati gli anni più felici della mia vita, ma sicuramente sono stati movimentati ed emozionanti.
Anche solo pochi giorni fa non credevo avrei preso questa decisione. Guardando le persone in sala e pensando a chi ieri non era tra noi, ho trovato più di una ragione per rinnovare. Un gruppo di persone che riconosco quasi interamente come amici.
Perché avrei dovuto esitare? Perché l’ultimo anno è stato tribolato come una separazione!
All’amore per i figli però, anche quando ci si separa, non si può rinunciare e le Tartarughe sono anche un figlio mio.
Anzi, senza false modestie, sono parecchio un figlio mio.
Non voglio entrare nel merito a nessun discorso, ma credo che, per la natura votata alla condivisione della squadra, sia stato più che palese il mio tormento. Tormento che non è stato solo mio.
Arrivavo da un anno di matto lavoro per costruire questo gruppo, condiviso con persone che erano miei amici e che in buona parte lo sono ancora.
Pensavo di conoscere ognuno di questi amici. Loro pensavano di conoscere me. In parte ci siamo sbagliati.
In cuor mio sapevo che proprio uno degli ultimi punti della scheda di rinnovo mi sarebbe costato una seria riflessione questa sera. In realtà quel punto è stato alla base di tante ore di riflessione nell’ultimo periodo. Quel punto per me ha rappresentato anche la punta di un iceberg di delusioni.
La sottoscrizione della Regola Fondamentale.
Questa riflessione nasceva dal fatto che io sia fermamente convinto che la regola stessa sia stata originata da un desiderio che andava ben al di la del donare la purezza che essa trasmette. Piuttosto vedo nella Regola Fondamentale il progetto di voler plasmare la squadra secondo una visione ed una linea etica che non riesco a condividere.
Rileggendo la regola, cercando di scordare chi l’abbia prodotta, astraendomi dai pensieri e dalle preoccupazioni che questo binomio mi procurano ed aiutato dalle riflessioni condivise con un’amica, ho letto la regola nella sua solo essenza.
Alla fine si tratta di un corollario di semplici regole, che attingono ai più scontati e condivisi principi del vivere civile.
Sotto questa visione, questa sera e sempre, non è difficile segnare la casella in cui si accetta la regola senza alcuna riserva. Direi che ho marcato il mio segno quasi con leggerezza di cuore. Con la stessa leggerezza di un socio agonista che ha solo voglia di trovarsi il giovedì a bere una birra e la domenica a correre.
Nulla di più.
In un attimo si sono vaporizzate tutte le utopie sognanti di eccellenza, di alti standard qualitativi e di sedi discatte a Los Angeles. In me si è focalizzato un solo pensiero preciso. Trovarmi con un tessuto di soci che per la gran maggioranza considero e rispetto come amici. Pensare a correre e divertirmi con loro.
Sotto questa visione non è neppure così illogico pensare che in amicizia un gruppo di persone possano intraprendere in maniera più facile l’armonia.
Che scoperta, l’amicizia, in fondo, non è quel legame di affetto vivo e reciproco che unisce due o più persone e che è pregnato di una profonda emotività? Emotività che, qualora l’amicizia venisse a mancare, è origine di un’altrettanto forte disarmonia. In fondo l’amicizia è un rapporto basato sul rispetto, la stima e la disponibilità reciproca in cui la percezione dell’altro, come proprio pari, è alla base della sua durevolezza. In sostanza l’amicizia è un equilibrio di fattori.
La regola rimarca questo concetto nei sui paragrafi, andando a smarcare alcuni moti tipici necessari alla conservazione di questo equilibrio.
È proprio quando si percepisce mancare il rispetto che si innescano meccanismi che privano delle sue energie tipiche un’amicizia. Si sentono le proprie aspirazioni non tenute in considerazione, ci si sente non accettati per quel che si è e forzati ad essere diversi dalla propria natura, ci si sente poco rispettati, fraintesi e calunniati. Purtroppo le amicizie, come gli amori, finiscono.
Ahimè anche in seno alle Tartarughe, per quanto potesse sembrarmi impossibile, alcune amicizie sono finite. Finendo hanno lasciato i loro strascichi.
Giovedì scorso alla Tarta Night ho raggiunto la nitidezza di questa percezione e ho vissuto la serata con un misto di sentimenti: tristezza, delusione e rabbia.
Nell’impeto di quel momento non ho voluto, seppur invitato a farlo, tradurre in parole i pensieri che hanno ispirato, come ogni anno, l’idea della maglia per i soci sostenitori. Sono stato antipatico. Innegabile. Proprio perché a chiedermelo è stato una delle persone per le quali sono tornato questa sera a rinnovare la mia iscrizione, mi pare dovuto mettere nero su bianco le ispirazioni di questa maglia.
La maglia nasce come ogni anno per una persona della squadra, citando una forma di arte e ricorda un momento sportivo o una tipicità sportiva vissuta in seno alle Tartarughe.
Quest’anno la maglia si rifà alla Musica, a quella dei Beatles. Proprio nel 2013 infatti si è celebrato il cinquantesimo anniversario della loro prima uscita discografica, “Love me do”, ed io che io che i Fab Four come molti li ho apprezzati in un epoca diversa da quella che fu la loro, ho voluto attualizzare la mia adorazione per la loro poesia musicale con questo tributo.
Il gioco di contesto nasce facile citando la copertina del mio disco preferito dei baronetti: Abbey Road.
La famosa attraversata pedonale calza alla perfezione. Quante strisce pedonali attraversiamo, complici i volontari della protezione civile, ogni “maledetta” domenica? Non lo facciamo spesso in gruppo? Tra di noi non c’è talvolta qualcuno con indosso le FiveFingers… quasi a piedi nudi come il Macca? La sveglia da dove spunta? La sveglia è l’ossessione dell’artista, la mia ossessione, l’incubo delle mie domeniche mattine per arrivare alle adunate sperando che prima o poi spunti da qualche angolo il sole. Sole che è anche simbolo della bandiera della Kirghisia.
La maglia è anche il ricordo di un momento, una sveglia avvenuta al risuonare delle note di “Here Comes The Sun” (prima canzone del lato B di Abbey Road), mentre un caldo raggio di sole filtrava dallo spiraglio di una persiana. Ecco ancora la sveglia, il sole e Abbey Road.
Adesso non resta che prenotare ed indossare anche questa maglia, cercando nell’anno che verrà l’ispirazione per la prossima maglia.
Approfitto di questa breve lettera aperta per augurare a voi tutti un sereno Natale e un 2014 ricco di soddisfazioni.
Andrea Papini