Che viaggio

1 Gennaio 2014 at 14:52
https://sites.google.com/a/tartarughedellakirghisia.it/www/vita-sociale/che-viaggio/bici%20a%20Cap%20Ferrat.jpg
16.01.14
28 dicembre 2013 – 4 gennaio 2014
Camargue e Costa Azzurra
Che viaggio!
Dopo il tanto sospirato acquisto delle nostre prime bici da viaggio (due stupende Kona Sutra 2013) non è possibile attendere l’estate per testarle! Decidiamo quindi di sfidare il meteo, che di certo in inverno non è propriamente consono al cicloturismo, e pianifichiamo un viaggio in bicicletta durante le vacanze di Natale.
Ma dove andare?
Dopo mille cambi di programma, consultazione con amici e ricerche nei vari forum, optiamo per Camargue e Costa Azzurra.
L’idea sarebbe di partire da Avignone, scendere in Camargue e poi procedere lungo la costa fino a Ventimiglia ma il giorno prima della partenza meteofrance.com non dà speranza: pioggia il 28, bel tempo dal 29 al 31 dicembre e poi acqua a catinelle nei giorni a seguire! Ma come abbandonare il progetto? Oramai i bagagli sono pronti, la voglia è tanta… scatta il piano “b”: andiamo in auto fino a Ventimiglia come previsto ma con partenza da lì subito in bici!
Anche se un po’ sconfortati, decidiamo di prenderla come viene: pedaleremo finché il meteo lo permetterà, poi rientreremo in treno!
Sabato 28 dicembre partiamo in auto prima dell’alba e arriviamo a Ventimiglia verso le 9:30; il tempo di una (seconda) colazione lampo, di allestire le bici e si pedala! Il cielo è nuvoloso ma regge…
Una decina di chilometri e siamo al confine. Gironzoliamo per Menton, il primo delizioso paesino in terra di Francia e poi iniziamo l’erta salita che ci porta all’incantevole borgo medioevale di Roquebrune, da visitare a piedi, ché in bici sarebbe impossibile.
La temperatura è idilliaca… decisamente troppo caldo per essere inverno! Lasciato Roquebrune inizia a piovigginare. Proseguiamo ovviamente lo stesso: il panorama di Monaco dall’alto non è per nulla male anche se alcuni alti condomini e un enorme albergo sul cucuzzolo di uno sperone roccioso ricordano certi ecomostri del nostro sud Italia (e non solo…).
Dopo una quindicina di chilometri siamo a la Turbie. Anche questo borgo è incantevole, con il suo imponente Trophée des Alpes. Nel frattempo piove a dirotto e anche le temperature si abbassano… fosse estate si potrebbe anche proseguire, ma in inverno dobbiamo arrenderci e cercare un posto dove dormire, anche se dopo soli 30 km.
L’indomani la giornata è incantevole con cielo terso e un bel tepore! Smaltiamo subito il ricco petit-déjeuner con una rampa “mortale” fino alla splendida Eze.
Già la visita ai borghi medioevali del giorno prima ci aveva estasiati… Eze ci lascia veramente a bocca aperta! Via da lì, giù in picchiata verso il mare; visitiamo la signorile penisola di Cap Ferrat, poi la squisita Villefranche, con le sue imponenti mura perfettamente conservate.
Prima di Nizza incontriamo più volte un gruppo di altri 6 cicloturisti (saranno gli unici in tutto il viaggio): sorpresa! Pure loro italiani, da Reggio Emilia, e come noi diretti a Cannes.
Alle porte di Nizza ci fermiamo a scambiare quattro chiacchiere e ci facciamo lusingare dai complimenti alle nostre bici da viaggio. Proseguiamo quindi da soli la visita della città: veramente incantevole, con le caratteristiche casette dei pescatori (les Ponchettes), il mercato ortofrutticolo, le viuzzole in cui si respira un’atmosfera speciale.
Meriterebbe forse più dell’oretta che vi dedichiamo, ma dopo un pranzo fugace al sole ci rimettiamo in sella: mancano ancora 35 km (in teoria) a Cannes e il tempo vola! La ciclabile che esce da Nizza è una favola e, sebbene il lungomare sia gremito di pedoni, con un rispetto che di certo in Italia non conosciamo, nessuno invade lo spazio ciclabile! Si viaggia veloci, sotto un bel sole.
Transitiamo per Cagnes-sur-Mer (col suo complesso residenziale che svetta a distanza di chilometri… anche questo a nostro parere un vero ecomostro!), visitiamo Antibes, delizioso paese sede del Museo di Picasso, e optiamo per la strada più panoramica (ma decisamente più lunga!) fino a Juan-les-Pins. Finalmente, oramai col buio, giungiamo a Cannes, godendoci però un tramonto da favola sul golfo! Siamo soddisfatti: 87 km e un sacco di posti magnifici visitati!
L’indomani come non smaltire anche il secondo petit-déjeuner con un’altra salita mortale fino alla rocca di Cannes? Ma come sempre le fatiche vengono ricompensate da bellissimi panorami! Ci lasciamo alle spalle la Napoule e ci dirigiamo alla volta di Fréjus. Questa parte di costa lascia veramente a bocca aperta: un continuo saliscendi intorno al Massif de l’Esterel, un massiccio di roccia rossa (porfido) e vegetazione verdissima, che si lancia a strapiombo nel mare blu intenso.
Ad ogni curva ci fermiamo per fotografare, per guardare dall’alto i golfi, le insenature… complice anche un sole intenso e un cielo senza una nuvola, pedalare è un vero piacere e i non banali dislivelli vengono superati in scioltezza.
Dopo un po’ di relax su una panchina al sole, gustando il tè caldo del nostro termos (pregi del cicloturismo), ripartiamo con obiettivo Saint-Tropez e  percorriamo la ciclabile realizzata sfruttando la vecchia ferrovia dismessa. Anche oggi si arriva col buio, ma giusto in tempo per trovare una camera dove passare la notte.
Prima e dopo cena “due” passi per Saint-Tropez: sorvolando sui prezzi improponibili persino in inverno (per evitare un salasso ci dobbiamo accontentare di una pizzeria d’asporto) il paese è incantevole e merita una visita!
Il mattino dopo, il 31 dicembre, nonostante il freddo pungente, partiamo presto per la scalata dell’ondulata ma selvaggia e bellissima penisola di Saint-Tropez, fino al borgo di Ramatuelle. In attesa che il sole scaldi un po’, visitiamo il grazioso paese e ci concediamo un tè caldo nel caratteristico bar del centro (sarà come fare un salto indietro di 50 anni!).
Proseguiamo godendoci la lunga discesa con panorama mozzafiato, curve divertentissime e un asfalto liscio come una tavola fino al mare. Essendo capodanno, ed essendoci stato caldamente sconsigliato di soggiornare a Tolone, pernotteremo in un paesino una quindicina di chilometri prima… per la seconda sera però ci va male: solo due ristoranti aperti e al completo o in alternativa un ristorante vietnamita tristissimo… trascorriamo quindi la nostra notte di capodanno mangiando quattro cose comperate in rosticceria sul tavolino della nostra B&B.
L’indomani il cielo è nuvoloso, ma sebbene temessimo di dover fare dietro-front, non piove! Si va! Tolone è decisamente deprimente: non ci sentiamo a nostro agio… le facce della gente non ispirano fiducia alcuna! La nostra visita dura poco e proseguiamo verso Sanary-sur-Mer, Bandol e la Ciotat.
Rincuorati dal sole che nel frattempo si fa largo tra le nuvole, iniziamo l’impervia salita lungo la D141, la Route des Cretês. La fatica è ampiamente ricompensata dal paesaggio suggestivo! L’erosione eolica ha creato archi e guglie nella roccia bianca calcarea incredibili.
Dal punto più altro si gode un panorama estasiante: 350m di parete a picco sul mare, con in lontananza i famosi Calanques, insenature profonde centinaia e centinaia di metri che si insinuano nella costa. Arriviamo a Cassis quasi al tramonto, dopo una discesa in picchiata, e veniamo accolti dall’atmosfera speciale di questo affascinante paesino raccolto intorno al piccolo porticciolo e sovrastato dal castello (purtroppo privato).  La mangiata di pesce compensa le due serate buche precedenti! Buon anno nuovo!
Ci svegliamo col timore del previsto acquazzone, ma anche stavolta il meteo pare errato, quindi si riparte! Visitiamo il primo Calanque (di Port-Miou), l’unico accessibile in bici, e saliamo nuovamente sul promontorio che sovrasta il paese. Tanto per cambiare la giornata inizia in salita, ma anche questo tratto montagnoso è decisamente suggestivo e struggente.
Giungiamo a Marsiglia dall’alto e la vista è incredibile da quanto è enorme questa metropoli! All’ingresso della città incontriamo subito una ciclabile che ci porterà fino in centro (quanto dobbiamo imparare in Italia!!!). Assaporiamo l’atmosfera “speciale” che si respira in Quai Des Belges e Quai Du Port, le vie che circondano il porto vecchio Vieux port invaso da centinaia di piccole imbarcazioni, sovrastato dall’imponete Notre-Dame-de-la-Garde e protetto dai forti all’ingresso.
Uscire da Marsiglia non è facile come entrarci: prima un tratto di superstrada, poi una rampicata sul promontorio che la circonda (anche qui paesaggio affascinante) e infine la discesa verso Martigues, dove pernotteremo, passando per le sue enormi raffinerie.
Tanto è squallida l’area occupata dagli impianti petrolchimici quanto è incantevole il paese, diviso da due ponticelli illuminati a Natale, coi suoi ben tre centri (quello centrale, sull’isolotto, decisamente il più bucolico!). Siamo oramai alle porte della Camargue… ma per il 3 danno pioggia… dovremo rinunciare?
L’indomani in effetti pioviggina… ma come non provarci? Siamo arrivati fin lì… abbiamo già percorso 430 km e dobbiamo veramente rinunciare sul più bello? Scatta il piano di riserva: arriveremo fino a Salin de Giraud, paesino con le casette rosse accanto alle immense saline della Camargue e vediamo: se piove troppo ce la prenderemo e tireremo in su verso Arles (che sarebbe comunque la stazione più vicina), altrimenti proseguiremo. La nostra audacia viene premiata e il tempo regge.
Fino a Salin de Giraud è un monotono trasferimento in piano, talvolta pure pericoloso: imbocchiamo per errore la rampa dell’autostrada, percorriamo qualche chilometro su una superstrada a 90 km/h (unica strada possibile). C’è da dire che la correttezza dei francesi nei confronti dei ciclisti è encomiabile!
Un episodio su tutti va citato: lungo la superstrada incontriamo una strettoia dove la corsia per le biciclette viene a mancare; un camionista ci si piazza dietro con le quattro frecce e ci scorta fino alla fine della strettoia per proteggerci! Arriviamo quindi a Salin de Giraud che pare un paese fantasma… cerchiamo le indicazioni per l’ingresso al parco ma non ne troviamo.
Quindi imbrocchiamo una strada sterrata che ci porta infine nel cuore della Camargue, quella che normalmente il turista non visita, quella fatta di chilometri e chilometri di stradine di sabbia tra le saline, gli acquitrini, fino alla diga che porta a Saintes-Maries-de-la-Mer. Ci imbattiamo subito in un gruppo di magnifici cavalli bianchi, i famosi cavalli della Camargue.
Poi ecco i tori! Infine restiamo a bocca aperta nell’ammirare centinaia di fenicotteri rosa che si specchiano nelle saline. Ora abbiamo veramente visto tutto quel che sognavamo di vedere! Dopo qualche disguido (perdiamo letteralmente la strada e ci ritroviamo nel nulla) percorriamo la diga sterrata e, oramai col buio, dopo 92 km, arriviamo nella magica Saintes-Maries-de-la-Mer, con le sue casette bianche, patria dei gitani che ogni anno vi si recano per onorare Sara, la Madonna Nera.
È sabato 4 gennaio quando, con un tempo da lupi (ma ancora niente pioggia!) e il maestrale fortissimo percorriamo gli ultimi 40 km fino ad Arles, ultima tappa della nostra vacanza.
 La cittadina è zeppa di resti romani inclusi l’arena e il teatro antico perfettamente conservati. Alle 14:00 saliamo infine sul treno che ci farà ripercorrere a ritroso tutto il nostro viaggio: 8 giorni, 580 km e circa 4500 mt di dislivello con le biciclette cariche, borghi medioevali e città caratteristiche, scogliere, golfi da favola, vegetazione rigogliosa, profumi estasianti, cene e cene a base di pesce squisito, pranzi rigorosamente nelle boulangerie francesi, decine di persone che ci hanno sorriso ed incitato “bravò, bravò!”… che viaggio!
Alessandra Verin & Rinaldo Ballardini