Una marmotta al mare

9 Agosto 2021 at 14:21

PRE-PREFAZIONE

(la prefazione che seguirà fa parte dello scritto che avevo dato a Gianfranco).

 

 

Gianfranco aveva insistito a lungo perché mi iscrivessi al COLMEN TRAIL e, in quella piovosa domenica Delle Palme del 2019, l’ho corso (licenza poetica) con lui.

Erano passati alcuni giorni e l’unica maniera di dare sfogo alle intense emozioni, che ancora mi bollivano dentro, era scrivere.

Con la sfacciataggine che mi appartiene (gli amici che mi vogliono bene la chiamano faccia di c. . . ) gli ho consegnato il risultato di tanto fermento. Pochi intimi fino ad oggi erano a conoscenza di questo scritto.

L’ironia che ha sempre caratterizzato il nostro rapporto è il segno di quanto vicendevolmente ci stimiamo e quanto sono preziosi i pungenti continui stimoli che ancora mi lancia.     Maurizio

 

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PREFAZIONE

Sono stato vicino a Gianfranco in un momento difficile. Impossibile entrare in empatia con lui e i suoi pensieri a matriosca che ti scivolano tra le mani come anguille. Tuttavia non c’è bisogno di essere telepatici per conoscere le inquietudini che ronzano chiassose in un uomo senza più filtri e ritenzioni. E’ come viaggiare con una radio accesa con continue interferenze. Praticamente sono un umile segretario che ha scritto fedelmente sotto dettatura. Non ho riportato solo alcune imprecazioni e parole indegne di un timorato di Dio, che in un trail ha rischiato di giocarsi tutta una vita di rettitudine.

Nota Informativa:  in tutte le corse che per me hanno un valore, mi “tatuo” qualcosa sul polpaccio. Per questo Colmen Trail ho scelto una zanzara.

 

TITOLO:               Una marmotta  al mare

             Sottotitolo:            Cosa ci fa Gianfranco in un trail?

Ok. Si comincia.

Mi sono liberato dalla pancera, ho appeso i mutandoni e ora affronto questo campo di esercitazioni per marines. –  Rambo 6 senza vergogna -. Ogni mattina mi alzo e scelgo il mio destino…..ma poi lui mi sfida. Già sul ponte romano (300 mt dopo il via), mi sfianca come un torero con le sue banderillas. – “ Cammina, non andare in affanno”. Non faccio fatica ad assecondarla, ma l’invasata zanzara è già fastidiosa. Respiro….. piglio velocità nei 30 mt di discesa, giro a sinistra… quattro passi in salita e perdo subito lo slancio. Sono già la coda del serpentone umano che mi precede.

La forza di gravità si allea coi chili superflui e mi è ostile. Comincio a sudare e, insensibile alla pioggia, mi apro il goretex. La zanzara comincia a punzecchiarmi di fastidiosi consigli e mi vende miraggi. “ Prima della fine della salita “quella” la prendiamo!”. Cerca di sfruttare il mio primordiale istinto di correre dietro alle donne.

Ho già capito di aver giocato d’azzardo con l’iscrizione al trail. Salendo, continuo a togliere e rimettere guanti e cappello, aprire e chiudere il goretex….e lei ronza. Per socializzare accenna una battuta alle scope. Il risultato è che lasciano il giusto spazio per non essere scambiate come nostre badanti. Mi sembra di essere assistito da una crocerossina con i suoi innumerevoli “Corricchia, respira, cammina, calmo.”

Raggiungiamo “quella”, ma, come mi succede ultimamente, non mi ricordo più perché le correvo dietro. Socializziamo e lei manifesta l’intenzione di prendere il nostro passo. Le scappa un “io adopero solo la testa per andare avanti”. Per Maurizio questo è masochismo. Con nonchalance aumenta quel poco che basta a staccarla. “Chi adopera la testa si allena. Sono stufo di queste perversioni”. Penso mi stia punzecchiando.

Finalmente spiana. La salita mi ha succhiato tutti i carboidrati. Lui vuole che corro. “Hai un calo di allenamenti, non di zuccheri”. Ecco ancora la solita storia: prima che consumo quello che ho addosso, potrei fare la ritirata di Russia. Ma io provo la stessa sofferenza che ho quando apro il frigo vuoto. Di nascosto, alla Fracchia, azzanno una tortina correndo. Pascolo al primo ristoro abbeverandomi con una cosa  simil-ginger che trovo. Ha il colore della pozione magica che nei miei sogni mi trasforma in Giankilian.

Riprendiamo.” La discesa la affrontiamo con calma.” Questa benevolenza mi suona strana. Gli ammortizzatori delle ginocchia sono duri e lastrico la discesa di imprecazioni. Riprendiamo saldamente l’ultima posizione. Per me sull’altro polpaccio si è tatuato una iena ridens….

Dov’è finito il baldanzoso giovane che con i pattini a rotelle partiva da Cerro per incontrare a Caronno la Bella Angela? Lei vedeva arrivare il suo principe azzurro seguito dalla “Compagnia dei Cavalieri Roteanti”, attirati dal miraggio di conoscere e godere delle sue ancelle. L’ho liberata dalla prigionia dei genitori. Anche se non sono stato all’altezza di tutte le promesse, mi è ancora vicina e contenta abbraccia l’evoluzione di quel giovane rampante. L’amore è cieco e sbaglia chi dice non sia per sempre.

Altro ristoro. Mi butto ancora sul colorato. Ma come fa lui a non bagnarsi neanche il becco? Forse pensa sia rischioso bere qualcosa di analcolico a quest’ora.  Quando ripartiamo dall’oasi, si accoda una ragazza. E’ in silenzio stampa e non risponde alle nostre provocazioni. “Stammi a un metro, guardami i piedi”.  Ci mettiamo in fila indiana. Lui se la prende quando, da buon cavaliere, faccio passare lei….mi accodo e per un po’ tengo gli occhi fissi sul doping dei poveri. Ma l’effetto dura poco. I chilometri si accanisco su di me e lei si invola. Ah se le gambe galoppassero come i pensieri!! Cos’è l’inferno? Non il fuoco, ma questo procedere infinito. Il trail non è ancora pronto per me.

Cominciamo la discesa saponata e il volo di un poveretto inibisce i miei ardori. Sono un uomo dal solido passato e dall’incerto futuro. Devo scegliere con più attenzione gli amici: potrebbero segnare la mia pensione. Potevo essere in costume da bagno con Marino, beatamente sdraiati con vicino un cocktail sulla sabbia fine delle Mauritius a farci un selfie, uniche due dune sulla piatta spiaggia. Vicino a lui farei ancora la mia bella figura.

L’orologio mi è nemico e manca poco al cancello. Corro per non perdere la coincidenza e al cancello sono piacevolmente sorpreso da due tifosi che mi chiedono un autografo con dedica e poi un brindisi. A beneficio dello spettacolo, mostro tutta la mia brutalità nel ripartire. Ma appena esco dalla loro visuale, ogni traccia di dignità svanisce e mi blocco. Strani rumori provengono dalle ginocchia….. come di un picchio che picchia. La zanzara deve aver bevuto lei la pozione magica e si trasforma in avvoltoio, bramoso della mia carcassa. Pensieri pesanti mi fanno barcollare e i passi diventano incoerenti. “ Passi corti, regolare, in verticale come l’Ajax, non in orizzontale come la Juve, devi salire. Non sei alla gita dell’oratorio che ogni cento metri c’è una sosta, così dai una botta al cuore ogni volta!!”. Perché ho invitato questo flagello? Mi conquisto ogni metro.

Ci raggiungono le scope. Forse lui ha ragione quando dice che non sono mai “presente”, che sono sempre “avanti”. Oggi è la Domenica delle Palme in cui Gesù entra festeggiato a Gerusalemme. Io invece sono già al Venerdì Santo e sto facendo la Via Crucis con tutte le sue stazioni. Nessuno mi da una mano a portare la Croce. Intorno ho solo persone festanti. Quando mi fermo per l’ennesima volta, ho un attimo di panico vedendo l’avvoltoio venirmi incontro con due bastoni. Non me li picchia in testa, ma me li da in mano come protesi di aiuto a salire. Il beneficio è solo momentaneo. Il Colmen mi aiuta a riscoprire tutte le mie debolezze dimenticate, lasciandomi senza fiato. Incredibile quante persone incontro. Mi incoraggiano e si preoccupano per me. Sembra  l’“open-day”del Cottolengo. Non c’è bisogno di essere un elettricista per capire che tutti questi “bravo” sono una presa per il culo. “Tieni a terra gli occhi… massimo due metri, passo corto, lento, regolare”. Mi gracchia alto l’avvoltoio. Incontra il mio sguardo dardeggiante e capisce che il silenzio è d’oro. “Il bello è il percorso, non la cima, ma ,a me, tutte queste false cime prima del Colmen, sembra dicano “bravo”.

Quando mi chiedono altri autografi, capisco che ho finalmente raggiunto la cima ufficiale.

Un vero uomo sa quando è il momento di fermarsi e io su questo potrei tenere seminari. Maurizio respinge la mia proposta di proseguire senza numero, ammaliato dall’idea di un comodo arrivo in jeep. Eccolo qui il vero uomo!!! Per amicizia e non proprio a malincuore, prendo posto al suo fianco.

Mentre mi sto rompendo la schiena su una jeep ammortizzata come le mie ginocchia, capisco la dura lezione che il Colmen mi ha insuppostato (unica maniera in cui mi entrano le cose): puoi fare tanta strada……. ma i rompipalle li avrai sempre al tuo fianco.

 

Maurizio Sherpa Crep