9 colli… Poema d’Amore (di Maurizio Sherpa)
9 colli… Poema d’Amore
A Sonia
Quando riparto da Settecrocioni, Brenda è 100 metri avanti. Ho perso la scia buona. Appena il Polenta si impenna deciso, i metri diventano 200. Per una texana non ci sono problemi a domarlo. La curva successiva divide il sacro dal profano. Per me è una linea di confine invalicabile. Il sacro cerca il silenzio.
Lo sta capendo anche Raffaele. Era convinto che bastasse (s)vuotarsi di tutto la sera prima per raggiungere la purificazione. “Ho già dato, sono immune.” Diceva alla partenza. Ma qui il pegno va pagato strada facendo. Con la serenità di chi ha le armi per affrontare qualunque cosa capiti, mi ha fatto da spalla nei primi 20 km. Siamo stati gli elementi di rottura della concentrazione e dei due attributi sferici del povero Lucio. Il sacro da serenità mentre noi siamo stati generatori di tensione. Rubo la musica a Biagio Antonacci e come una moderna Cassandra punzecchio con una canzone premonitrice il malcapitato:
“Ci vuole un fisico bestiale
202 son proprio tanti
e poi ci son tutti sti colli
che fan la corsa micidiale..
Per antipasto c’è il Polenta sai… Polenta sai…
già tutti gridan polentone vai… polentone vai.”
Ronziamo poi intorno ad altri corridori (possiamo ancora chiamarli così), fino ad avvicinarci a Brenda.
È raccolta in se stessa e la sua corsa è bellezza avvolta nel silenzio. Questa sacralità è una linea insuperabile che noi non ci sentiamo di profanare. Sinistra, destra, e la corsa diventa sterrata su ciclabile. Improvvisamente sono colpito dalle parole giuste. Avevo solo visioni negative che lottavano con motivazioni deboli che difficilmente mi porteranno fino in fondo. Queste parole giuste finiscono con un nome: Sonia, Sonia…
A casa parli con i figlio, i gatti, i vicini, le piante e a volte anche con me. Oggi sei qui solo per me.
Voglio sentire su di me tutte le tue premure. Sapere che il mio pensiero ti tormenta. 200 km di coccole. Ho un’ubriacante voglia di fare i capricci. Con te vicino posso affrontare tutto, mi cancelli i limiti.
Se l’amore è un cammino, oggi abbiamo tanta strada da fare. “Per sempre” oggi vuol dire “km dopo km”.
OGGI CORRO PER SENTIRE TUTTO QUESTO.
AMORE È… sono 35 anni che gli corro dietro, ma quando si ferma?
Parla te che parlo anche io, arrivo al ristoro del Polenta con Paola che però riparte subito. Abbracciare la sorpresa Andrea e intrattenere un minimo di relazioni sociali mi fa perdere un altro punto di riferimento. Cosa hanno tutti questi scriccioli di donna che io non ho? La minuta tartarugo-vestita mi passerà tra poco distribuendo il suo sorriso. Non fatevi ingannare: dietro quel sorriso da fatina si nasconde la strega che mi ha lanciato l’incantesimo che mi lega a questa corsa.
AMORE È… il mio principe che lotta contro tutti i draghi.
TU sei preoccupata dei miei malanni e precedi i miei bisogni. Mi imprimi un bacio e mi dai un abbraccio che raccoglie mille parole. “ Sono il tuo Big Jim.” Saluto e affronto l’amabile discesa solo. Anzi no. Ecco la mia Ombra. È stata compagna d’allenamento. Scende lenta e contratta, con uno stile molto personale ancora accettabile.
Spianiamo. Va tutto bene, ma Ombra scuote la testa. Rivivo i film western: quando tutto è finalmente tranquillo, c’è sempre qualcuno che dice “Questo silenzio non mi piace.” e dal niente spuntano improvvisamente migliaia di indiani. Siamo su un lungo rettilineo senza protezioni, ideale per gli agguati. Fulmineo vengo assalito dai crampi. Devono far parte di una tribù locale che mi tende un’imboscata sempre e solo qui. Disperazione. Questa volta non c’è con me il ranger Oscar a difendermi: sta facendo il crocerossino a Diego. Siamo circondati e sono solo con Ombra. Le loro frecce provocano continue contrazioni. Abbiamo invaso il loro territorio e ora dobbiamo cercare di uscirne piano piano stirandoci. È una battaglia lunga, ma alla fine riusciamo a seminarli.
“Ma quale fisico bestiale
ci ho già il fiatone a far il Rivoschio
e anche il sole qui non scherza
e ti picchia forte in testa.”
Malconci affrontiamo il Rivoschio. Il sole ci consuma, mi sento come la balena di Pinocchio e qualcuno mi ha acceso un fuoco dentro. Mi morde da dentro. Mi accartoccio e mi libero di tutto. Gli amici sanno che non sono un tipo introverso e non nascondo quello che ho dentro. Li rassicuro: “È solo una tattica per alleggerirmi.” So che farò fatica con i solidi ed i liquidi, ma c’è un’altra potente energia, trascurata dai fisici, che fa andare avanti il mondo: l’Amore. Mi precede e mi attrae come una calamita.
Non è giornata di gloria. Devo rassegnarmi a schiacciare le orme che altri lasceranno. Ombra si nasconde, riappare, mi gira intorno, mi grida “Ce l’hai.” e scappa lontana. Io sono invecchiato, ma lei soffre della sindrome di Peter Pan e questo gioco infantile la diverte molto. Sto al gioco e la ritocco appena arriva a tiro. Basta poco a farla felice.
AMORE È… anche quando tempo e chilometri cominciano a modellarlo
Al Rivoschio mi lascio vincere dal mio istinto felino e mi sdraio sull’erba. Peccato essermi depilato e non poter godere appieno della brezza che mi struscia il pelo. TU mi affondi il tuo sguardo. “Stai tranquilla, sto bene. Ma appena possibile voglio un gelato.”
Cominciamo a scendere. Ombra ha perso la sua spavalderia. Corre meno fra i rami. Non si scaglia più lunga. Ha legato le sue stringhe alle mie e si fa trascinare. Gronda di sudore e comincia a curvarsi. La incito: “Se ce la faccio io, puoi farcela anche tu.”
In fondo alla discesa TU mi attendi, attenta ai miei capricci. Mi trascini in un bar dove mi aspetta un enorme gelato. Il tuo sguardo mi gela di più. “Tu non me la racconti giusta. Il paese è piccolo e la gente mormora. Perché non mi hai detto che sei stato male?” “Lo sai che non ho problemi a liberarmi del superfluo per andare avanti con l’indispensabile.” Il mio aspetto non deve essere però dei migliori visto che la barista non vuole essere pagata dicendo che scaricherà i costi nelle donazioni.
“Ci vuole molto allenamento sai… allenamento sai….
il Ciola ti dice che non ce l’hai… che non ce l’hai…”
Con Ombra, che mi ha atteso fuori, riprendiamo a salire. Ci sembra di essere in ballo da una vita ed è solo il terzo colle.
AMORE È… sospirare quando si toglie la corazza e mostra la sua fragilità
Ombra si fa trascinare. Non ha voluto condividere il gelato e ora se ne pente. È chiusa nei suoi dolori che la piegano. Così diventa un calvario. Non riesce a portarli come uno zaino che a volte ci si dimentica di avere sulle spalle. Cammino a bordo della strada e lei mi è a lato sull’erba. La piglio in giro. “Sei peggio di Attila. Dove passi tu non cresce più l’erba tanto grondi di sudore.” L’umorismo porta a vederci da un altro piano, ma lei fatica a salire su questo livello. La strada è la sua prigione e i bordi sono le sbarre che limitano il suo barcollare.
Tras-Ciola1 con me e si lascia scivolare in discesa.
AMORE È… che fortuna aver preso l’ultimo romantico
Il buio ruba il posto alla luce o la luce si intrufola nel buio?
Lentamente sole e luna cambiano, corteggiandosi a turno. Sono i preliminari di uno splendido tramonto. Ombra mi prega di tenerla vicina anche stanotte. Lo sa che con il buio ho paura di perderla. Insiste. È un peccato non vivere questa notte magica. Al ristoro del Ciola un po’ si è seduta e ora fa più fresco. Gliela metto giù dura, ma sono contento di averla vicino.
L’aver fatto sul Ciola un po’ di Sonia-terapia mi ha reso trattabile. Quando ti ho chiesto cos’era, TU mi hai risposto “Abbracciami che ti faccio sentire.”.
Ci fermiamo. Incantevole. Il sole tramonta, su dove non so. Ma sento che capta i TUOI sospiri e me li trasmette. Li inspiro. Sono sulla TUA stessa lunghezza d’onda. Il mio cuore è sintonizzato solo su questa frequenza, da quel 29 Settembre. Bloccato dal bacio rubato sul muretto, che rivivo ancora in tutta la sua freschezza. L’amore è per i coraggiosi e TU impavida hai voluto rovinarti con me aprendo un mutuo di 30 anni come sigillo.
Ombra mi prende per mano e, allungandosi smilza, mi obbliga ad uscire dall’estasi.
Ai piedi del Barbotto, TU e Cristina state prestando soccorso ad un ragazzo.
Mi sta rubando la scena. Gli avete dato una coperta. Sono geloso delle amorevoli cure che mi sta rubando. “Abbattetelo! Cercare di curarlo è accanimento terapeutico.”
Tranquilli, il mio invito pietoso non viene raccolto. Si ritirerà, ma la sera cenerà seduto al mio fianco.
“Sali lento sul Barbotto
Se no in cime farai un gran botto
e lì c’è tanto da mangiare
e t’abbufferai come un maiale.”
Andrea sale al mio fianco e il Barbotto perde la sua crudezza. Da tempo mi segue una ragazza e vedo in anticipo le numerose sorprese che il suo uomo le prepara. Questa volta, impaziente, sbaglia i tempi e spara i fuochi d’artificio al nostro passaggio, pensando di fare festa a lei. Non gli facciamo mancare i nostri apprezzamenti, ma la sua disperazione viene mitigata solo più tardi dal sorriso compassionevole della ragazza.
Alle 22:45, Andrea mi scarica al ristoro, che si trasforma in un ring dove i 2 Secondi si prendono cura di me.
TU mi fai sedere subito, mi copri e mi accarezzi con le tue preoccupazioni. Laura mi soffia il minestrone e con il gioco dell’aereoplanino riesce ad imboccarmi 3 volte. Nel mentre, TU mi massaggi e studi i miei bisogni. Neanche Mike Tyson ha mai potuto permettersi 2 Secondi di tale bellezza ed efficienza. Mi piove addosso tutta l’invidia degli altri. Non cerco riparo, ma fiero ci sguazzo dentro.
Tra poco arriverà Diego che sperimenterà un’assistenza più tribolata. Per diventare uomo d’acciaio, questa volta ha studiato, guardando avanti, una tattica perfetta. Ma ha fatto un piccolo errore: non si è curato delle retrovie. Il nemico vigliacco non si fa scrupoli e lo colpisce alle spalle.
Il tempo mi è nemico. Se non mi alzo, rischio che mi chiudano il cancello in faccia. D’ora in avanti le pubbliche relazioni dovrò tenerle stando in piedi, anche se la compagnia è bella.
Quando mi metto in verticale, ho i brividi. TU mi abbracci, pensando che siano causati dall’amore, ma quando i miei denti cominciano a battere incontrollati, mi soffochi di indumenti caldi.
AMORE È… essere la sua colonna sonora
Mi armo del mio I-Pod e riparto. Sento i TUOI occhi sgranati che mi seguono nel buio. Bob Seger, Ben Harper, Deep Purplle, Hammerfall etc sono lo sfondo musicale dell’incantevole notte.
Ombra, giocando con i pochi lampioni e la luna, mi balla intorno. Inciampo nei ricordi. Come un vecchio reduce li racconto ad Ombra, e lei paziente finge di non averli mai sentiti. Non sono in quello che faccio, ma quello che faccio mi serve per essere quello che sono e quello che sono suona bene con TE. Sorrido. Senza volere ho servito su un piatto d’argento la battuta ad Ombra: “ Lei suona il piano e Lui la…” (per i pochi che non conoscono la battuta e sono animati da curiosità morbosa, si tratta di uno strumento a fiato).
Ritorno con le scarpe sull’asfalto.
“Poi sul Tiffi saran dolori sai..dolori sai…
un drago in pancia tu sentirai… tu sentirai…”
Ombra arranca occupando tutto lo spazio calpestabile. Si sta consumando. La sprono (cantando): “ 1, 2, 3… alza il pié”. Entra in empatia con i tornanti: cambia assetto e si curva sempre di più. Potrei fare una marmellata con le sue pene. I dolori sono come i moscerini che non riesce a driblare.
AMORE È… il gusto lungo che ha il tuo desiderio
Immagino TE dopo ogni curva. Vivere la tua visione anestetizza. Cerco TE oltre il buio. Sono il bambino con cui stai giocando al “Bau…Cette”. “Bau…” ti pigli gioco di me. Dietro quale tornante mi sorprenderai con il tuo “…Cette”? Sospiro come un capodoglio in amore. Sono il bambino che va a letto la notte di Natale con la febbrile frenesia che arrivi presto il mattino. Il desiderio alimenta il desiderio.
Finalmente la cima, ed a sorpresa TU mi valanghi addosso. “Spupazzami.”
“Sei li nascosto a farla tutta
e d’improvviso il cul ti abbaglia
Ma dai spegni un po’ sti fari
che mi disturbi nei fatti miei.
Fiacche e cervicale si fan sentire sai… sentire sai…
e del Perticara c’è ancora una vita sai… una vita sai…”
Scollino. Ombra si fa risucchiare dall’asfalto. I chilometri diventano spietati. Siamo nati per soffrire e ci riusciamo benissimo.
AMORE È… non chiedere mai perché
Al ristoro TU mi trovi ancora abbracciabile. Certo che devi amare molto quello che c’è in me, perché non c’è niente di dignitoso in quello che puoi vedere fuori. Il mio grumo di dolori ti ferisce e per questo li nascondo dietro una smorfia che vuole essere sorriso. Ma il TUO sguardo mi scava dentro, lo scioglie e li mette in ordine controllando la scadenza. Trova aggrovigliati anche quelli dimenticati e portati da casa. Diventi rabbiosa perché sono troppi e conservo sempre tutto. Ne prendo sempre di altri senza aver consumato quelli vecchi.
“Dammi un bacio che passa tutto.”
“Smetti qui! Che senso ha?”
“Sono qui per dimostrare che non sono solo un corpo bellissimo.”
Volevo farti ridere, invece sale la collera.
Vorrei tanto dirti che è per…
Ma l’amore a volte può essere crudele e decido di torturarti con la cattiveria più grossa ce si può fare ad una donna: far nascere una curiosità senza appagarla.
“Te lo dirò… tra un mese.”
“Perché non subito? Perché tutto questo tempo?”
“Perché tutto si deve compiere.”
“Volevi essere un gran macho
ma il tartarugo si è girato
sul Pugliano non ti guarda più nessuno
e sembri un budino andato a male.”
AMORE È… ma quanto ci sei anche quando non ci sei
Quando riparto, faccio un piccolo tratto con Daniele. Oggi corre con il freno a mano tirato e non prende velocità neanche in discesa. Ombra mi segue silenziosa e mi perdo nella musica.
Ti sento e ti godo. Complice “Dry County” di Bon Jovi, TU mi lieviti dentro. Ma come picchia questa batteria. Picchia, Picchia forte… forte forte… Sei incontenibile… e finalmente l’assolo che libera il groppo che ho in gola ed esplode una lacrima. Ho la pelle d’oca e non sono brividi di freddo. Luna scopigna, lucciole, paesaggio, profumi… e ora anche “Ti sento vivere”. Questo è un complotto. Ho la mia età.
AMORE È… cambiare gli occhi con cui si guarda il mondo
Salendo il Pugliano, striscio i piedi ma la fantasia galoppa. Albeggia. Il rosso passione colora lo sfondo del mio desiderio. Sole e luna sono due amanti costretti a sfiorarsi solo un attimo quando timbrano il cartellino. Ma questa magia è un richiamo a cui non puoi mancare.
Improvvisa, TU mi sbocci davanti, fiore mattutino, e mi stringi come edera.
Esplode un “Ti Amo” mentre guardiamo lontano.
“Quanto è grande il nostro orizzonte?”
“Stringimi e sentirai quanto.”
I due belli addormentati Cristina e Andrea sono in auto. L’espressione ebete tipica degli innamorati li tradisce: stanno sognando un fior di cavaliere e una “uh la la che principessa!!”.
Sono combattuto dalla voglia di stare qui con TE o proseguire verso l’abbraccio di Castagnoli che mi attende all’arrivo.
Devo avere l’orologio dei bioritmi sballato. Come spiegare altrimenti il fatto che la natura si risvegli, le margherite si riaprano, tutto sembra acquistare forza e tutto ciò su di me non ha nessun effetto?
Anche Ombra in discesa mi fa strada. Sbanda a destra e a sinistra facendomi inciampare. Passa sorridendo dalla taglia 36 alla XXL. Io riesco solo a ripetere come un ossesso “Gelato, gelato, gelato.”
Ma io sono un ragazzo fortunato.
Il genio di Aladino soddisfa solo 3 desideri, il mio una vita intera. A Secchiano, appena finita la discesa, ecco TE, schiava dei miei capricci, con un mega gelato.
AMORE È… essere stufa di salutarlo
Devo quasi litigare per mandarti all’arrivo. Tra poco passeranno orde di ciclisti famelici come piraňa. In queste condizioni non posso difenderti.
“Stai serena. (uso un Renzianismo) So cosa mi riserva il futuro e posso sfidarlo.”
Ogni TUO abbraccio è stato doping e ormai sono in overdose.
Cammino mangiando il gelato, ma subito mi siedo a gustarlo sul marciapiede accanto ad un indigeno anziano. Non ho posto per i suoi dolori, se comincio a condividere anche i miei non riparto più. Per questo lo saluto.
Il sollievo del gelato si perde al secondo tornante.
“Sul Grillo sei uno straccio ormai…. Uno straccio ormai…
e hai il colore della crescenza sai… della crescenza sai…”
Questo tappeto d’asfalto è terreno fertile per le nostre fantasie. Scorrono atleti consumati senza condividere gli sciami di pensieri. Ogni caloria è preziosa. Basta un gesto per far capire che al bisogno siamo li. Qui è stato ri-adattato il famoso detto: “Come ha fatto a campare per 200 km?” “Si è fatto gli affari suoi.”
Ti ho mandata via da poco e già mi manchi. Per la prima volta tra-cimo senza assaporare il contrasto tra l’amaro della salita e la dolcezza del TUO incontro.
Sull’altopiano assolato che segue, Ombra ha ripreso il suo smalto, ma offriamo comunque uno spettacolo indegno, anche se ci immaginiamo atleti keniani. Siamo tanto lenti che Ombra ha il dubbio che sia il panorama a (s)correre.
“D’improvviso ti appare il Garolo
mamma mia che muro tosto
Venivi su come Siffredi
qui non si alzan neanche i piedi.”
Quando ti ho detto di andare all’arrivo, avevo cancellato questo muro dai miei ricordi. Con Ombra ci stiamo prosciugando. Leo ci è venuto incontro e salendo al nostro fianco addolcisce la pillola. Ci salva anche dalle fontane, dove vorremmo annegare.
Svetto facendomi largo tra le preoccupazioni degli amici. Hanno la faccia di chi fa la veglia ad un morto. Non devo essere bello da vedere, ma per fortuna non ci sono bambini a cui potrei bloccare lo sviluppo.
Lucio, che è stato fermato dal drago in pancia della canzone, mi propone pomodori con sale grosso. Sono diffidente. Se volesse ricambiare i torti subiti? Ma gli occhi sono buoni e poi niente mi può far stare peggio. I pomodori salati sono il toccasana che mi schioda dal ristoro.
“Da qui all’arrivo tu striscerai… tu striscerai…
e a Castagnoli ti abbandonerai… ti abbandonerai…”
Procediamo con i tempi del catasto. Se come prova d’amore mi chiedessi di correre sui carboni ardenti, ti risponderei che sto già correndo sulla lava. Questo dovrebbe farmi staccare velocemente con un gioco di caviglia, ma sono un bradipo e i piedi bruciano. So che è suggestione, ma respiro pelle di pollo bruciata.
Ombra comincia a diventare più lamentosa di una vecchia in coda alle poste. È una autostrada logorroica. “E questa sarebbe una gustosa discesa?”
“Goditela perché è l’ultima. Poi ci saranno chilometri di largo rettilineo incastonati da cavalcavia.”
In quanto a me, sono più a pezzi di un mobile Ikea.
Ombra s-cavalcavia a lentezza costante le ultime asperità dell’infinito rettilineo assolato.
Sono insensibile ai suoi piagnistei.
AMORE È… essere stufa di aspettarlo sempre
All’entrata di Cesenatico, risento le parole: “Sonia ti sta aspettando da troppo tempo…”
Il desiderio diventa esplosivo. I TUOI sospiri solo il gel per le mie gambe, che ricominciano a correre. Travolgo questi ultimi 8 km. “Sonia ARRIVOOOO…”
TU mi stai venendo incontro e la tua ansia scoppia in felicità quando intravedi da lontano una sagoma. Il tuo cuore e il mio ciondolare ti danno la certezza e ti catapultano verso i 65 kg ancora consumabili di me.
Siamo fatti per il 75-80 % di acqua. Sono talmente disidratato che sicuramente non stai abbracciando 2 taniche di 25 litri di acqua, ma l’essenza del tuo amore.
Non esistono abbracci pubblicitari che reggono il confronto con l’intensità del nostro incontro all’ultimo chilometro. Io che remo ormai anche con le orecchie verso di te e il “Ti Amo” liberatorio.
Abbiamo ancora tanti finali da scrivere insieme. Rassegnamoci: il nostro amore potrebbe non avere conclusione.
Ai 300 metri troviamo tutti gli amici che ci hanno lasciato il nostro spazio di intimità. Ormai hanno messo le radici su quest’ultima curva. A loro il Nobel per la pazienza. Mi passano un po’ d’acqua per poter staccare la lingua incollata al palato ed espettorare parole.
“Abbracciato cosi a Castagnoli
un grande macho sai proprio non sembri”
Mi accompagnano verso l’abbraccio di Castagnoli che tira il sipario sulla corsa che ha suscitato una valanga di emozioni vive e durevoli.
P.S. (quasi serio):
Ho voluto essere sintetico (non è una battuta). Per la 9 colli, al pari della PTL del TDG, non si fa fatica a scrivere un libro intero. Le montagne russe di questa corsa possono essere raccontate e vissute con infinite sfaccettature: epica, viaggio, pellegrinaggio, paesaggio, incontri, espiazione dei peccati, sportività, competizione, tapasciata, Volontari e assistenza in auto, stravaganze, supporter etc. Ogni aspetto genera in modo esponenziale sensazioni contrastanti.
Io ho voluto scrivere per “giustificare” come mai ho portato a termine in modo insensato la 9 colli. Per non uscire dal seminato non ho nemmeno accennato a molti fatti.
Chiedo scusa agli amici. Alcuni li ho solo menzionati, altri per brevità non li ho neanche citati. Sono stati tutti importantissimi. “Storie di amicizia” potrebbe essere un bel soggetto per una prossima edizione.
Un’amicizia vera che ti sta accanto, non sopra. Ti incita ma non ti spinge oltre. Pronta a celebrare il tuo arrivo al pari del tuo abbandono.
Una precisazione: ho scoperto che sacro e profano si possono incontrare e possono stare bene a tavola insieme, quando Brenda si è seduta a cenare con noi e ha fatto fatica a tenere il nostro passo.
1 Tras-Ciola da Tra-CiMa-Re (vedi anche S-Cima-Re), passare oltre. La versione Passatore “Tra-Colla-Re” si presta a doppi sensi.