Antonietta Ferrara – La Storia.

27 Novembre 2014 at 10:26

Caronno Pertusella, Settembre 2014.

 

Io Fiona ed Antonietta ci sediamo ad un tavolo del bar della casa delle associazioni, sono le nove di sera, da fuori arrivano le voci dei ragazzi che giocano a calcio nel campo della struttura.
Nel bar qualche persona beve il caffè, altri aspettano gli amici, nella sala delle riunioni dove ogni giovedì ci ritroviamo, noi delle tartarughe della kirghisia ,si sta allestendo la sala per due eventi che caratterizzeranno la sera:” io corro in rosa per” tenuto da Rita e “Il Pozzo di Andrea” tenuto da Raffaele.

Da tempo sia io che Fiona volevamo fare una chiacchierata con Antonietta, la persona che, forse, più ha caratterizzato l’associazione nella sua breve vita: 3 anni circa.
Non solo con le sue belle prestazioni podistiche ma anche per il suo buon senso, la dolcezza del suo carattere, Antonietta riesce sempre a stemperare le tensioni e i conflitti che si generano in ogni comunità.
Io e Fiona ci chiedevamo: chi è Antonietta al di là della persona che corre la domenica e che in occasione di trail o ultra maratone dà il meglio di sé riuscendo ad ottenere risultati che oltrepassano le normali capacità del praticante sportivo amatoriale.
Antonietta qual è il tuo rapporto con la corsa o lo sport più in generale, quando eri bambina praticavi qualche sport?
Da bambina praticavo lo sport nella palestra scolastica e basta, poi giocavo a pallone come tutti i bambini del paese e questo è un po’ tutto. Ricordo però che mio padre correva era un marciatore, e anche suo fratello.
Le persone del paese li ricordano come ottimi atleti, li vedevano allenarsi su è giù per le strade, uscire da una strada e tornare dalla parte opposta dopo qualche ora. Alcuni dicevano che, se non ci fosse stata la guerra, avrebbero partecipato alle olimpiadi; io, questo, in casa dai miei parenti, non l’ho mai sentito dire e non so se sia vero, ma lo ripetevanospesso i vecchi del paese,quelli che li vedevano passare correndo.

L’inizio di un’attività fisica risale a circa 15 anni fa, quando, su suggerimento di mia cognata, io e lei abbiamo iniziato a fare un po’ di stretching, cyclette e step per tenerci in forma. Ci siamo allenate con grande costanza, tutti i giorni, abbiamo distrutto delle cyclette per usura e le abbiamo sostituite, senza mai mollare.
Antonio, mio marito, aveva iniziato a correre e pensavo: questo è matto, esce presto di casa e torna stanco e sudato, mah! Un giorno, la mia compagna di allenamento decide di provare a correre e io la seguo. Ricordo che eravamo nel 2002, 300 metri di corsa e poi una camminata, andammo avanti così per un mese poi smettemmo, faceva troppo caldo. Lei smise per sempre, io a marzo dell’anno dopo decido di iscrivermi ad una tapasciata (corsa del circuito FIASP). La corsa si teneva a Olgiate Comasco, si tiene ancora ogni anno ed è una delle più belle del circuito, 6 KM che ho corso da sola, un po’ mi vergognavo perché tutti gli altri correvano su distanze più lunghe, ma mi è piaciuto correre, quella sensazione di libertà mi ha conquistata.

Una bellissima esperienza che ricordo ancora con emozione è stata poco dopo aver iniziato, alla maratona di Padova, dove Antonio ed i suoi amici correvano la maratona ed io i 12 km. Corsi in scioltezza con gioia, già allora correvo e provavo un grande senso di relax. L’ambiente delle corse era, per me, nuovo, mentre aspettavo gli altri al traguardo vedevo arrivare gente sfatta, zoppicante, con smorfie di dolore in faccia e non capivo perché. Poi alcuni podisti mi chiedevano: tu quanto vai al km? Io? Ma io non so niente!

La settimana dopo corremmo a Lainate e feci 13 km e nel periodo seguente continuai a fare 12 km ogni week end. Finalmente alla corsa di Sotto il Monte riuscii a fare 25 km, tutti di corsa senza fermarmi. Ero stanca ma riuscii a correrla tutta senza fermarmi, questo grazie a quelli che mi accompagnavano, seguendo loro sono arrivata senza accorgermene.
Viste le tue vittorie noi ti chiamiamo campionessa, tu come ti senti quando ti definiscono così?
Mi sento imbarazzata, perché io corro per passione, per il piacere di correre, in spensieratezza.
La maratona mi mette ansia, quando decido di fare una corsa competitiva come una maratona, sento il peso di dover fare una prestazione migliore della precedente; come metto il pettorale inizia la tensione.

Più la corsa è lunga e più sono rilassata perché non sento la competizione. Credo di non essere competitiva non corro contro l’avversario: io corro. Chiaro che per le lunghe distanze mi devo allenare, ma senza faticare troppo.
Cosa significa vincere una gara come la nove colli?
Ho fatto fatica a realizzare che avevo vinto. Io non mi identifico con il titolo. Quando sono arrivata ero con la squadra e non mi sono resa conto, ero con il gruppo stavo bene; poi ho capito di aver vinto e la testa ha iniziato a girare, non ci volevo credere. Pensavo: Antonietta hai vinto! e mi sembrava di volare, questa sensazione è durata per un lungo periodo, pensavo: ho vinto, ho vinto! e decollavo.

All’inizio non pensavo di partecipare alla Nove Colli, volevo solo accompagnare Diego che si era iscritto.
Diego insisteva: iscriviti anche tu. Io ero combattuta ci pensavo e l’idea mi piaceva, sempre di più, alla fine mi iscrissi più per gioco che per convinzione.

A gennaio, finite le feste di Natale, iniziarono gli allenamenti, dai 15 ai 25 km ogni giorno, sabato riposo e domenica i lunghissimi.

Alla prima partecipazione corro e corro, poi arriva la nausea, ho paura di cadere e al 126 km mi ritiro.

Quell’anno costituimmo la nostra associazione Tartarughe della Kirghisia, un gruppo di amici con la passione della corsa con mille idee e progetti nuovi. Non pensavo di ritornare alla nove colli, ma Antonio mi chiese di riprovare, lo ascoltai e arrivai al traguardo facendo il record della corsa.
Qual è il rapporto di Antonietta runner e la sua famiglia?
Il rapporto è buono, Antonio mi aiuta e mi sostiene, i figli all’inizio non erano molto fiduciosi nelle mie capacità ma si sono ricreduti. In famiglia siamo tutti sportivi. I miei due figli giocano a calcio a buon livello.
Antonio già correva prima che io iniziassi e ha concluso maratone tra le quali Berlino, Parigi e New York, ha concluso la CCC attorno al monte bianco e 3 volte il Passatore.

Antonietta parlaci del tuo carattere.
Sono molto timida, un po’ vergognosa, arrossisco facilmente, per me è più facile correre la nove colli che andare su un palco per la premiazione. Correre mi viene facile, mi rende felice, ma come dicevo prima non sono competitiva, ma con il chip e il pettorale non riesco a non dare il meglio di me. Non corro per il titolo o la coppa.
Cosa pensi mentre corri.
Di giorno mi guardo attorno, vedo i panorami e non penso alla corsa, di notte sono più concentrata, controllo i dolori che inevitabilmente arrivano sulle lunghe distanze, sono in sintonia con me stessa, mi incoraggio. Non ho paura c’è sempre il gruppo che mi sostiene, chiacchiero con qualcuno.
Il tuo futuro agonistico?
Alla nove colli ho salutato tutti, i volontari ad ogni ristoro, gli altri concorrenti, non ho voglia di gare ma ho una gran voglia di correre spensieratamente senza rincorrere un obbiettivo preciso cosa che mi procurerebbe tensione e stress.
Hai un sogno nel cassetto?
No nessun sogno, al momento solo relax. Certo l’anno prossimo qualche corsa lunga vorrei farla: eeeecco! Il Passatore, perché no ?

Giovanni

CAMPIONESSA 3

campionessa 2012 CAMPIONESSA2